Hruschka in vestito uniforme di maggiore (1857 - 1865). La foto è di proprietà delle figlie di Hruschka
I. IL MAGGIORE FRANZ HRUSCHKA E LA SUA FAMIGLIA

La famiglia Hruschka proviene dalla Slesia. Il nonno dell’inventore, Frantisek Jan Hruschka, fu un amministratore di una delle proprietà fondiarie del barone Bereczky a Bravantice nella provincia di Bilovec. Era sposato con Jana Nepomucká nata Herrmannová di Bravantice.

IL PADRE DELL’INVENTORE

Frantisek Ludvik Augustin Hruschka nacque a Bravantice il giorno 25 agosto 1787. Dopo gli studi di filosofia a Praga il 7 luglio 1804 divenne volontario del servizio militare attivo e fu assegnato al reggimento di artiglieria terrestre della Moravia a Olomouc. Già l’anno successivo combatteva nei pressi di Ulm e Norimberga in Germania. Fu anche nel reggimento che con la sua audacia salvò l’armata dalla perdita della cassa operativa e l’arciduca Ferdinando dalla prigionia. Hruschka- padre stesso fu preso prigioniero ma riuscì a scappare e lo stesso anno combatté di nuovo a Jihlava. Con il 1 novembre 1806 fu trasferito alla brigata dei bombardieri di guarnigione a Vienna, con cui partecipò alla guerra francese (1814-1815). Quando si sposò ebbe a Vienna la carica di capo bombardiere. Sua moglie Anna era figlia del tenente del secondo reggimento dell’artiglieria Jakub Simon e di sua moglie Eleonora. Nel 1819 Hruschka-padre fu nominato sottotenente e allo stesso tempo fu trasferito al quarto reggimento di artiglieria campale dell’Austria Superiore, che ai tempi era di guarnigione a Ceske Budejovice. Ancora durante il soggiorno a Vienna gli nacque il figlio Franz, il futuro inventore della centrifuga Assieme al suo reggimento Hruschka – padre partecipò alla guerra napoletana e l’anno 1824 fu nominato primo tenente. Nell’anno 1827 fu trasferito a Graz. Nel 1836 fu nominato tenente capitano, nel 1839 divenne capitano e allo stesso momento fu di nuovo trasferito a Olomouc al reggimento con il quale iniziò la sua carriera militare. In questo reggimento, del quale comandante fu a partire dal 1841 Josef Juttner, membro dell’Accademia Imperiale Ceca per le Scienze, membro corrispondente dell’Associazione Patriottico-Economica e membro onorario del museo Patriottico di Praga, Hruschka restò fino al 1844 quando fu assegnato a Hradec Králové. Nel 1848 fu nominato maggiore e trasferito al comando della guarnigione dell’artiglieria nel quartiere veneto. Per un breve periodo fu assegnato alla guarnigione di Verona, dopo di che divenne finalmente il comandante dell’ottavo dipartimento dell’amministrazione dell’artiglieria per la Dalmazia con sede a Zadar. Lo stesso anno fu nominato nobile. A quel tempo però non apparteneva più al comando del servizio campale. Con il 8 di luglio del 1857, fu dunque messo in pensione, col grado di tenente colonnello a 70 anni. Negli ultimi anni della sua vita visse nella città dei militari a riposo, a Graz, dove anche morì il 22 ottobre 1862, non potendo vedere la fama di grande apicoltore che acquisì suo figlio.

L’INVENTORE DELLO SMIELATORE

Il maggiore František Hruschka nacque a Vienna il13 marzo 1819. La sua infanzia la trascorse però a České Budějovice. Nell’anno 1827 si trasferì assieme a suo padre a Graz. Lì frequentò la scuola elementare e tre classi della scuola media. A quattordici anni fu arruolato e come cadetto del 19° reggimento della fanteria di Hessen-Homburg fu assegnato alla compagnia dei cadetti a Graz. Nella scuola per i cadetti studiava anche il ceco. L’insegnante della lingua ceca era il capitano-tenente Ondřej Krček. Dopo tre anni, nel 1836, si laureò nella scuola per i cadetti e affiancò il suo reggimento che in quel momento soggiornava a Vienna. Dopo alcuni giorni, però, fu trasferito al reggimento ungherese Bakonyi numero 33, che era di guarnigione a Milano. Del soggiorno a Milano, che ”racchiude un decennio dei ricordi più belli in cui tesseva i sogni della gioventù e conquistava i primi speroni”, Hruschka si ricordava sempre con piacere. Nel 1840 fu nominato sottufficiale e nel 1844 tenente. Il corpo del reggimento fu intanto trasferito a Zadar ma Hruschka, a quanto pare, continuò il servizio in Italia. Nell’anno tempestoso del 1848 entrò nel servizio della Marina e allo stesso tempo fu promosso a tenente della Marina.

Di quel periodo si preservò anche la scheda di qualifica di Hruschka. Vi si legge che Hruschka è una testa brillante con un chiaro talento; dedicò il tempo libero e i suoi mezzi modesti alla costruzione di un macchinario con cui sarebbe stato possibile disegnare esattamente la natura e che sarebbe stato adatto alla pittura dei paesaggi e di persone. Nel 1844 il suo spirito creativo inventò una barca che sarebbe in grado di navigare sia a remi che con la vela. Col grado di tenente della Marina ottenne, come comandante della flotta, la croce al merito dell’esercito con la decorazione militare per l’operazione di successo a Caorle durante il blocco navale di Venezia. Nello stesso anno partecipò come ufficiale di artiglieria delle fregate Guerriera e Juno all’assedio di Ancona. Nel 1849 fu nominato tenente di vascello. Poco tempo dopo, nel 1850, sposò Antonie Albrechtova. Nel 1852 fu nominato capitano di corvetta.

Nel 1854 ricevette un riconoscimento per la decisa ed efficace condotta della nave Delfino durante una tempesta durata alcuni giorni. Già dopo due anni però tornò alla fanteria e fu assegnato al reggimento Culoz numero 31. Nell’anno 1857 fu promosso maggiore e contemporaneamente fu nominato comandante locale a Legnano, cittadina che si trova sull'Adige nella provincia di Verona. Con questa nomina finisce la carriera militare di Hruschka. Il giorno 1 agosto 1865, cioè lo stesso anno in cui fondò la sua fama da apicoltore, fu messo a riposo. Scelse come domicilio la cittadina di Dolo nel Veneto, dove era proprietario di una piccola masseria che sua moglie ricevette in dote.

Hruschka con sua moglie e i figli: a sinistra figlio Friedrich, al centro figlia Antonie, a destra figlia Marie. La foto è di proprietà delle figlie di Hruschka
LA MOGLIE DI HRUSCHKA

Hruschka conobbe sua moglie nel 1848 quando egli fu già ufficiale della Marina. La sua nave ormeggiava a Trieste. Dopo il servizio notturno passò il comando al suo primo ufficiale e si recò a letto. Presto però fu chiamato, perché sulla nave vennero due nobildonne, la contessa Schönborn con sua figlia, che volevano visitare la nave. Il comandante fu dunque chiamato per fare da guida alle gentilissime visitatrici. Questo fu l’inizio della relazione di Hruschka che durò pressapoco due anni. All’inizio fu completamente senza speranza. Hruschka, sebbene fosse già, nonostante la sua età, un alto ufficiale, era rimasto sempre povero. Infine la contessa Schönborn cedette all’intransigenza di sua figlia ma con Hruschka non fece mai pace. Visitava la famiglia di sua figlia molto di rado. Mandava ogni tanto qualche regalo ai bambini oppure qualche contributo alla casa ma il suo cuore rimase chiuso.

La contessa Schönborn non fu nemmeno la madre biologica della signora Hruschka, perché ella era figlia dei genitori borghesi, Josef e Antonia Albrecht. Nacque nel 1824 a Moor in Ungheria e in seguito fu adottata dalla contessa Schönborn. Quando conobbe Hruschka aveva già quasi 25 anni. La contessa Schönborn diede a sua figlia una dote notevole: 12.000 fiorini. Fra l'altro i giovani sposi riceverono come dote una piccola masseria a Dolo e una casa a Venezia chiamata palazzo Brandolin-Rota. Il matrimonio fu celebrato nel 1850. Dopo il matrimonio Hruschka visse per un po’ di tempo a Pola, più tardi poi a Venezia. Non si mostrava mai in pubblico con sua moglie, non la portava con sé né ai convegni né agli incontri degli apicoltori, persino non parlava mai di lei.

Sulla moglie di Hruschka dunque sappiamo solo dalle brevi notizie che scrivevano i frequenti visitatori dell’apiario di Hruschka. In queste sintetiche notizie i visitatori ricordano la signora Hruschka non solo come un’ottima madre ma anche come una donna nobile, una vera nobildonna sia per lo spirito che per l’educazione e anche come un’ottima apicoltrice che in assenza del marito faceva da guida agli ospiti per gli alveari e forniva anche delle interessanti spiegazioni. Il dott. Angelo Dubini fu dispiaciuto di non aver trovato a casa il maggiore Hruschka ma gli fu da consolazione che avesse incontrato la sua nobile moglie che si mostrò essere anche lei un’apicoltrice appassionata. Più ampiamente scrive sulla moglie di Hruschka un altro visitatore, Luigi Giani. Scrive alla redazione:

“Hruschka era a Venezia. Hanno però ragione i francesi che dicono: a volte anche un impedimento può giovare. Quando fui portato nella casa di Hruschka, ho avuto l’onore e la fortuna di conoscere la sua nobile moglie. Nonostante che fossi giunto in un orario insolito, alle sette del mattino, venne volentieri, quando capì che c'era qualcuno che avrebbe voluto parlare con suo marito e mi fece da gentile guida in un bellissimo giardino dove si trovano le arnie del maggiore. Di alveare mi comunicò la resa del miele. La raccolta di quest’anno era straordinaria e prometteva un’ottima resa. L’apicoltura razionale si dice che sia l’unico metodo con il quale ci si possono aspettare dei risultati promettenti....” La signora Hruschka sopravvisse a suo marito. Era più giovane di 5 anni e di 5 anni lo sopravvisse. Morì il 16 gennaio 1893 alle 4 di pomeriggio nella stessa età di suo marito, avendo compiuto 69 anni. Morì in grande miseria. Al tramonto della sua vita dovette guadagnarsi il pane con le proprie mani. Morì in affitto in Palazzo Rizzi, nello stesso appartamento laddove, 5 anni addietro, era morto suo marito.

Figli di Hruschka. Da sinistra: Rosalie, Antonie, Friedrich, Marie. La foto è di proprietà delle figlie di Hruschka
I BAMBINI DI HRUSCHKA

I coniugi Hruschka ebbero complessivamente 5 figli:

1° Il figlio maggiore Franz nacque il 12 novembre 1851 a Pola. A tredici anni fu dato in affidamento a un'altra famiglia. Secondo le notizie delle figlie di Hruschka era impiegato postale a Trieste. Morì il 5 maggio 1922 senza figli. Fu completamente alienato dalla sua famiglia.

2° Antonie, nata a Venezia nel 1852. Morì all’età di 16 anni a Dolo nel 1868.

3° Marie, nata a Venezia nel 1855. Era sposata con Emilio Moretti e ebbe un figlio (nato nel 1882).

4° Friedrich nacque il 18 ottobre a Legnano. Era sposato con Maria Binetti; ebbero due figlie, Sofie e Irena.

5° La più piccola figlia Rosalie nacque a Legnano nel 1861. Era sposata con Carlo Rizzi, agente di commercio. Ebbero un solo figlio, Giorgio.

Friedrich - figlio di Hruschka. La foto è di proprietà delle figlie di Hruschka

II. ALTRE NOTIZIE SULLA VITA DI HRUSCHKA
PERIODO 1866 - 1867

Nel febbraio del 1866 era Hruschka ancora a Legnano, perché è da qui che manda un contributo al giornale apistico di Eichstätt. Lo stesso anno scoppiò la guerra austro-italica dopo la quale si trasferì in Italia. Probabilmente ancora nell’anno 1866 si trasferì a Dolo, perché la lettera per il giornale di Eichstätt datato il 12 febbraio 1867, firmò già come k.k. Major in Pension, Dolo bei Venedig”. Così si firmava anche successivamente.

La casa di Hruschka a Dolo, Contrada della Bassa numero 687, si può immaginare in base alle molteplici descrizioni degli suoi visitatori. Davanti alla casa, che aveva forma di una villa, c’era un grande giardino. Il lato settentrionale del giardino era formato dalla riva del fiume Brenta con una siepe. Sul fiume Hruschka teneva una barca di proprietà, con la quale andava al centro della città. I vialetti erano orlati dai pergolati con le vigne. Gli alberi da frutto erano sia lungo i vialetti che da soli nelle aiuole. Nel giardino c'era un’abbondanza di rose e altri fiori, il resto era occupato da ortaggi e altre colture. Le arnie di tutte le forme, posizionate in tre gruppi maggiori ma anche sparse nel giardino, erano il decoro del giardino stesso.

La maggior parte delle porticine era orientata verso l’est. Hruschka diceva sempre che le api vogliono vedere il sole che sorge. Nella villa aveva anche un officina attrezzata con tutto ciò che serviva per la lavorazione del legno e dei metalli. Fra altro aveva anche una camera a parte dove teneva i corsi di apicoltura.

A Dolo, sembra, che Hruschka vivesse pienamente felice. Gli lusingava che l’attenzione di tutto il mondo dell'apicoltura fosse rivolta verso la sua nuova dimora, anche perché Dolo dista meno di mezz’ora da Mira da cui Dzierzon prese le sue prime api italiane. ,,L'Italia è particolarmente adatta all’apicoltura. Lo dico soprattutto perché ho davanti ai miei occhi il nostro paesaggio che entrò nella storia già col fatto che da esso furono portate le prime api italiane in Germania”, disse letteralmente durante la sua lezione a Dolo nel 1868.

La guerra austro-italica e austro-prussiana fermò temporaneamente i contatti personali fra Hruschka e i personaggi dell’avanguardia del mondo dell'apicoltura di allora, iniziati con tanto successo a Brno. La conferenza a Darmstadt che doveva tenersi nel 1866 fu posticipata a causa della guerra e non tenne nemmeno l’anno successivo a causa dei rapporti internazionali in subbuglio.

Hruschka però non stava con le mani in mano. Il suo apiario, arredato in maggior parte con le arnie razionali con i telaini mobili, era sicuramente un’ottima scuola per i seguaci del “vecchio testamento” (allevamento tradizionale con i panelli fissi, naturali). L’apicoltura italiana arretrata, e che secondo le parole di Hruschka era “in preda alle superstizioni più grandi, a sciocchi pregiudizi e ad una totale ignoranza”, si stava appena svegliando alla nuova vita. Hruschka racconta che venivano da lui da tutta la provincia non solo i singoli ma intere comitive per assistere ai miracoli del nuovo metodo; la maggior parte di loro non aveva ancora visto le api regine, non conoscevano nemmeno i fuchi. Con sgomento guardavano Hruschka che lavorava senza alcuna protezione nell’arnia aperta oppure quando gli mostrava l'ape regina che stava appena deponendo le uova nel nido. Presto però l’apicoltura italiana iniziò a fermentare di nuova vita. Sfogliando le pagine ingiallite delle due riviste di apicoltura italiane più antiche, non usciamo dallo stupore della velocità con la quale gli italiani riuscirono a recuperare i decenni di arretratezza e quanto presto riuscissero a camminare con proprie gambe. A Hruschka, che per puro caso si trovò nella culla dell’apicoltura moderna italiana, appartiene il merito che con una parola viva ma anche con eccellente esempio aiutava al progresso dell'apicoltura, anche se nella vita pubblica entrò molto più tardi.

Nel gennaio del 1867 nacquero in Italia le due associazioni di apicoltura: Associazione Centrale per l’Incoraggiamento dell’Apicoltura e l’Associazione di Apicoltori di Verona. Il 15 febbraio 1867 uscì il primo numero della rivista più antica dell’apicoltura “L’ape italiana” che usciva due volte a mese.

Di Hruschka di questo periodo sappiamo che già nel 1866 organizzava degli esperimenti interessantissimi con lo sciame appeso liberamente sotto una tettoia che proteggeva il nido dall' impatto diretto delle piogge. Nelle giornate fredde dell’autunno avanzato Hruschka lo portava in una stanza fredda ma senza gelo, dove lo sciame con la temperatura attorno ai 4° R passava l’inverno perfettamente e se ne stava tranquillo ancora quando gli sciami delle arnie già raccoglievano diligentemente i pollini del nocciolo. Nei giorn dal 5 al 8 settembre 1867 l’associazione milanese organizzò la prima mostra di apicoltura d’Italia. Hruschka però non partecipò. Degli oggetti in mostra possiamo menzionare soprattutto gli smielatori degli ingegneri Francesco e Carlo Clerici, i primi macchinari di costruzione italiana, che furono molto più semplici, leggeri ed economici del macchinario originale di Hruschka.

Nel 1867 continuò Hruschka nelle osservazioni dello sciame liberamente appeso; sul sollecito del generale Gorizzutti misurava la temperatura sia nel nido che nella dispensa. Contemporaneamente misurava la temperatura anche nell’ultimo telaino dell’arnia. Lo sciame libero morì durante l’inverno con sintomi di dissenteria. Le osservazioni sullo sciame senza arnia portò Hruschka alla convinzione che l'aerazione abbondante fosse una condizione importantissima per l’ibernazione di successo.

Ing. F. Clerici. Foto dall'archivio ZÚVČ
ANNO 1868

Il nome di Hruschka divenne nel frattempo celebre in tutto il mondo degli apicoltori. Senza dubbio, scrisse correttamente il padre Bastian, Hruschka conquistò con la sua invenzione il miglior posto fra tutti gli apicoltori di tutti i secoli. L’associazione di Verona nominò Hruschka nel 1868 membro onorario. La baronessa Berlepsch voleva un album con le fotografie degli apicoltori più importanti di allora per regalarlo a Natale del 1867 a suo marito. Chiese dunque ad alcuni apicoltori all’avanguardia, fra cui anche Hruschka, di inviarle delle fotografie. Hruschka acconsentisse alla richiesta della baronessa con piacere. Sembra, inoltre, che i coniugi Berlepsch ringraziarono particolarmente anche con una lettera. La loro lettera fu forse quella sorpresa gioiosa di cui scrive nella lettera al giornale di Eichstätt. “Mentre sto scrivendo queste righe, fui sorpreso da una lettera molto gradita dai paesi lontani, finalmente sono altamente e piacevolmente sorpreso, e ne esprimo il ringraziamento più sincero.” Nel maggio dello stesso anno Hruschka fece degli esperimenti con la fecondazione delle api regine fissate col filo di bozzolo.

Barone Berlepsch. Foto dall'archivio di ZÚVČ

Nei giorni dal 8 al 10 settembre del 1868 si tenne il congresso degli apicoltori austriaci a Darmstadt, connesso come al solito ad una mostra apistica. Hruschka partecipò a entrambi. Nell’ordine del giorno della riunione congressuale fu, come tredicesimo punto, inserita anche la questione se meritava precedenza l’apicoltura con arnia tradizionale oppure quella razionale e quale fosse l’importanza del macchinario per la centrifugazione del miele inventato dal maggiore Hruschka. Il referente di questo punto non si presentò al congresso. Durante la discussione, però il pastore Köhler proclamò che se l’apicoltore aumentava con l'introduzione delle arnie razionali la resa di due volte, con l'utilizzo contemporaneo dello smielatore centrifugo l'avrebbe aumentato di ben quattro volte. Parlò in modo cordiali e convincente dello smielatore anche il padre Bastian, il quale disse che ovunque arrivasse l’arnia di Dzierzon, sarebbe arrivato anche il macchinario di Hruschka, che si sarebbe diffuso in tutto il mondo civilizzato. Nella discussione sulla centrifugazione del miele dell’erica intervenne anche Hruschka. Sconsiglia di bagnare i favi col miele in acqua come faceva prima Deichert; consiglia però di riscaldare lo smielatore con una lampada all'etanolo. Supponeva che già con la temperatura di 24-30° R sarebbe stato possibile centrifugare ogni tipo di miele, anche cristallizzato, all'asciutto. Informa che i macchinari esistenti hanno solo pochi giri perché con un movimento più veloce, i favi si danneggerebbero. In questo senso sarebbe opportuno un notevole miglioramento del macchinario. Il terzo miglioramento del macchinario originale starebbe nel fatto che in futuro non sarebbe necessario dispercolare i favi a parte. Come intendesse sostituire la dispercolazione Hruschka al congresso non lo riferì. Solo successivamente Dzierzon rivelò che Hruschka pensava di sciogliere le percolazioni con una tavola di metallo. Al congresso di Darmstadt fu anche eletto il comitato per i festeggiamenti del giubileo del quarto di secolo del giornale apistico di Eichstätt, che sarebbe caduto nell’anno avvenire 1869. Anche Hruschka fu eletto fra i membri del comitato. Al ritorno dal congresso di Darmstadt si fermò a Bennsheim, dove visitò il famoso apiario e le collezioni di Kopp. In seguito visitò i coniugi Berlepsch. Il barone Berlepsch era stato colpito da un ictus e si stava riprendendo da un attacco pesante.

Baronessa Lina Berlepsch. Foto dall'archivio di ZÚVČ

Hruschka, di ritorno da Darmstadt, visitò anche la mostra agro-industriale a Verona. La mostra, cui Hruschka anche contribuì, collocata nel Palazzo Comunale, sorprese il pubblico sia per il numero dei visitatori sia per la quantità degli oggetti esposti. Hruschka ricevette degli importanti riconoscimenti per il metodo migliore di allevamento di api e per il ricavo dei prodotti apistici.

Durante la sessione autunnale del Comizio agrario di Dolo Hruschka tenne una lezione sull’apicoltura italiana. In un’ampia, forse la sua più grande lezione, dimostrò l’arretratezza dell’apicoltura in Italia in paragone a quella dell’Europa centrale. Egli vedeva come causa il deprezzamento dei prodotti delle api. Il miele fu espulso dal mercato dallo zucchero coloniale, la cera dalla stearina e altri sostituti. Ebbene in Italia ci sono condizioni straordinariamente favorevoli per l’allevamento delle api. Se in Europa centrale si considera l’apicoltura redditizia un’arte, una scienza, in Italia è al limite uno svago, un diletto, un intrattenimento. Come prova di ciò argomenta con il costo delle api regine italiane e con il riconoscimento che ottennero i prodotti apistici alla mostra mondiale a Parigi,a Vienna e a Darmstadt. Come mezzo principale per il miglioramento degli allevamenti italiani considera soprattutto una buona istruzione teorica e poi anche un ottimo allenamento pratico. Consiglia, dunque l’allestimento di corsi teorico-pratici di apicoltura, simili a quelli che egli stesso con grande successo organizzava ancora durante il suo soggiorno a Legnano. Credeva che il supporto degli enti statali e dei consorzi agrari avrebbe favorito significativamente il progresso degli allevamenti come lo favorirebbero anche i chiarimenti, un buon esempio dell’intelligenza, soprattutto dalla parte degli insegnanti e preti. Finisce col riferimento al profondo beneficio materiale e morale che deriva dall’apicoltura non solo per le singole persone ma anche per l’intera nazione.

Immediatamente dopo la conferenza, pubblica il Comizio Agrario di Dolo, una dichiarazione in cui porta l'attenzione sulla volontà di Hruschka di aiutare con l’organizzazione di corsi pubblici di apicoltura e spera che l’occasione sarebbe colta dai numerosi frequentatori. A fine anno 1868 fu organizzata la seconda mostra apistica a Milano cui Hruschka partecipò ampiamente. In questa occasione visitò dopo anni Milano, dove la sua carriera militare ebbe l’inizio. Sulla mostra poi scrisse un giudizio comprensivo per il giornale apistico di Eichstätt che più tardi fu tradotto da C. Mancini per la rivista italiana Apicoltore. In mostra c’erano fra altro anche tableau con le immagini dei nove apicoltori più eccellenti fra cui c’era anche l’immagine di Hruschka. La mostra di Milano si cuncluse con una cena cordiale organizzata dagli apicoltori locali in onore dei visitatori stranieri, in particolare poi del maggiore Hruschka.

ANNO 1869

All’inizio del febbraio del 1869 Hruschka inviò un articolo sulla mostra di Milano alla redazione del giornale apistico di Eichstätt, alla fine del mese si data il suo articolo sui fogli di cera artificiali, pubblicati in entrambe le riviste e più tardi anche separatamente come lezione sui fogli di cera la cui produzione Hruschka nel frattempo introdusse.

Nella primavera dello stesso anno finirono i corsi di apicoltura a Dolo. La redazione della rivista Apicoltore annuncia già nel numero di febbraio che due associazioni agricole, a Dolo e a Ivrea, avrebbero organizzato corsi pubblici di apicoltura: quello di Dolo sul sollecito di Hruschka, a Ivrea grazie alla disponibilità del marchese Balsamo-Crivelli. All’inizio di aprile la presidenza del consorzio agrario di Dolo annuncia che con la delibera del 30 ottobre dell’anno scorso si sarebbero tenuti corsi teorico-pratici di apicoltura nella casa del maggiore Hruschka a Dolo. Ai corsi avrebbero potuto partecipare tutti gli apicoltori senza distinzione di stato sociale, istruzione e sesso. I corsi teorici si sarebbero tenuti nei giorni dal 15 al 30 aprile dalle ore 9 alle ore 12 ogni domenica e giovedì. I corsi pratici si sarebbero tenuti ogni giorno a partire dall'1 maggio fino alla fine dei lavori primaverili, sempre dalle ore nove del mattino nell’apiario del maggiore Hruschka. L’anno 1869 fu, secondo le notizie di Hruschka, straordinariamente favorevole. In estate osservò in alcune delle famiglie che però nelle arnie pienamente occupate non riusciva a identificare, delle api gynandromorfe, simili alle api operaie che però al posto dei pungiglioni avevano gli organi maschili. Continuò anche nei suoi sperimenti con la fecondazione delle api regine legate, però senza successo. Osservò anche delle operaie ovificatrici e appuntò che su ogni lato del favo ne vide almeno 5 o 6. Sperimentò fra altro anche un metodo nuovo e molto semplice per aggiungere le api regine. Nell’anno 1869 come negli anni precedenti ebbe uno sciame appeso solo sotto una tettoia semplice ed esso prosperava meglio degli sciami sistemati nelle arnie. Quell’anno usò anche in una misura maggiore i fogli del telaio artificiali comprati da Dummler a Homburg dei quali fu assolutamente soddisfatto. Fu anche presidente della nuova associazione del consorzio apistico fondata nella vicina cittadina di Mira. Il 18 agosto dello stesso anno fondò un grande apiario in muratura progettato per 400 sciami. Menziona esplicitamente di averlo fatto in onore di quel giorno. Infine, nello stesso anno comprò due sciami originali dall’Egitto e impazientemente aspettava il loro arrivo.

Marchese M. Balsamo-Crivelli. Foto dall'archivio di ZÚVČ

Quel anno Hruschka pure partecipò al congresso itinerante degli apicoltori tedeschi che si teneva a Norimberga. Due giorni prima della sua partenza decise di esporre anche lo sciame libero evolutosi in maniera tale che con un telaio semplice con i favi pienamente costruiti pesò 42 libbre. Per il viaggio lo posò in una cassa appositamente costruita. Il viaggio però, che con i mezzi di quei tempi durava quattro giorni, fu estremamente difficile. Durante il viaggio dovette cambiare due volte e il personale delle ferrovie gli causò notevoli difficoltà. Lo sciame perse a causa del vento gelido che soffiava dalle Alpi innevate, durante le notti fredde e la pioggia incessante, quasi la metà delle api. Tuttavia alla vigilia del congresso il 13 settembre fu felicemente portato in fiera e nei giorni successivi fu oggetto dello stupore generale.

Nell’elenco dei partecipanti del congresso Hruschka fu iscritto come rappresentante della società per azioni apistica di Mira. Il congresso fu aperto con festeggiamenti molto cordiali del giubileo di quarto secolo del giornale apistico di Eichstätt.

Durante la discussione del programma del congresso intervenne alcune volte anche Hruschka. Così già alla prima questione sull’importanza delle razze estere, difese le api italiane ed espose le carenze delle famiglie nere nelle condizioni climatiche dell’Italia settentrionale. Nell’ordine del giorno del congresso ci fu anche la questione dell’impatto del macchinario di Hruschka sulle dimensioni e l’arredo delle arnie, di cui riferì Dzierzon stesso. Dedusse che utilizzando il macchinario di Hruschka non vi è necessita di un melare speciale e che è possibile utilizzare anche delle arnie più piccole. Non necessita inoltre di badare che le api mettano il miele solo nei favi vergini perché con la centrifuga si ottiene miele di uguale purezza anche dai favi vecchi, che peraltro sono più resistenti ed è più facile centrifugarli. Le deduzioni di Dzierzon furono accettate senza discussione.

Hruschka, Dzierzon e Andr. Schmidt. Foto dall'archivio di ZÚVČ

Come sesto punto dell'ordine del giorno vi era la questione di come meglio e più sicuramente aggiungere le api regine. La parola passò a Hruschka. Consigliava spruzzare lo sciame e la regina con un infuso di menta e aggiungerla senza aspettare.

Alla fine di settembre fu Hruschka già in Italia, perché il 23 settembre visitò una mostra a Padova, dove davanti agli apicoltori riuniti trasferì uno sciame da un’arnia comune (senza i telaini mobili) in un’altra di propria costruzione. Il 28 settembre tenne una lezione a Padova sull’apicoltura avanzata e dopo la lezione trasferì di nuovo lo sciame da un’arnia comune a quella razionale.

Nei giorni fra il 26 settembre e il 3 ottobre si tenne una seconda mostra dell’associazione apistica Veronese, questa volta a San Bonifacio, ospitata dal teatro amatoriale e nel giardino adiacente. Hruschka mandò anche qualcosa per la mostra e ricevette un notevole riconoscimento per la spinta vivace che egli diede con la parola e l’esempio all’apicoltura razionale Veneta.

Nell’estate dello stesso anno Hruschka fu visitato dal signor Flachenecker, un apicoltore di Zirndorf, vicino a Norimberga. Egli fu il primo apicoltore tedesco che venne nell’apiario di Hruschka. Hruschka ne fu sinceramente felice.

Dal 2 al 8 dicembre si tenne la mostra e il congresso degli apicoltori a Milano. La mostra stavolta occupò quattro sale intere dell’istituto tecnico. Furono esposte delle arnie (della maggior parte razionali), smielatori, sciami vivi, preparati microscopici, prodotti delle api e loro manufatti. Dopo la mostra, fu organizzata, seguendo l'esempio tedesco, la lotteria fieristica. Contemporaneamente alla mostra nei giorni fra il 6 e il 9 dicembre vi era la seduta del congresso degli apicoltori. Hruschka venne alla mostra in quanto rappresentante del Presidio Stabile del Consorzio Apistico Tedesco e fu anche membro della giuria fieristica. Il primo giorno del congresso fu stabilita la misura unica dei telaini, che Hruschka raccomandava l’anno precedente, cioè quella di 30 cm. La misura fu vincolante per tutta l’Italia.

Durante la seduta dell'8 dicembre diede lezione sulle condizioni di una buona ibernazione, sulle api regine, sui sciami naturali e artificiali, sui fuchi e sul marciume della covata. La mostra fu di nuovo conclusa con una cena organizzata in onore di Hruschka e di Sartori.

PERIODO 1870 - 1873

Nel marzo del 1870 Hruschka fu nominato membro corrispondente dell’Associazione Centrale Milanese. Sempre nello stesso anno Hruschka fu visitato da Karel Gatter, un apicoltore pratico di Vienna, il quale riferì ampiamente nel giornale apistico di Eichstätt del suo viaggio. Il congresso itinerante degli apicoltori tedeschi non si tenne nel 1870 a causa della guerra franco-tedesca. Di quel periodo abbiamo solo scarse notizie delle attività pubbliche di Hruschka. Al congresso di Kiel del 1871 non partecipò. Al congresso di Salisburgo, dove doveva intervenire sull’esperienza acquisita nel 1867 sulla carenza dell’aerazione durante l’ibernazione, arrivò in ritardo perciò questo punto rimase non trattato. A Salisburgo incontrò Hruschka anche il nostro Alois Thuma (l’articolo fu scritto per un libro ceco; con il “nostro” si dunque intende di origine ceca) che ci venne in quanto rappresentante dell’associazione di Chrudim. Dell’incontro con Hruschka si scrisse nel Včelař (la rivista apistica più importante della Repubblica Ceca). “Dopo un po’ si sedette tra noi (Thuma stava seduto nella compagnia del conte Rudolf Kolovrat-Krakov) il barone malato di Berlepsch assieme a sua moglie, che fu un’apicoltrice e chiacchierona, il maggiore Hruschka, l’inventore dello smielatore centrifugo...” Durante la cena fu pronunciato uno brindisi in onore di Hruschka. Gli organizzatori del congresso avevano ricevuto 12 medaglie d’argento dello stato che furono, in base alla delibera della presidenza, distribuite fra gli apicoltori più importanti, fra i quali c'era anche Hruschka. Ma questo è anche l’ultima menzione di Hruschka il quale da quel momento in poi fu come se fosse stato sparito. Il maestro apicoltore della fabbrica di Hruschka, Angelo Lettame, manda ancora nel 1872 e nel 1873 due api regine italiane alla mostra a Vienna ma quelle sono le ultime notizie sull’impresa di Hruschka.

Karel Gatter. Foto dall'archivio di ZÚVČ
Hruschka - verso la fine della sua attività pubblica. Foto dall'archivio di ZÚVČ
Ultimi anni di vita di Hruschka. La foto è di proprietà delle figlie di Hruschka

III. LA FINE DELLA VITA DI HRUSCHKA

Come si evince dai capitoli precedenti, il 1873 fu l’anno di svolta nella vita di Hruschka. Nonostante la fabbrica commerciale di Hruschka contribuisse ancora alla mostra mondiale a Vienna, si tratta però dell’ultima notizia di Hruschka e della sua apicultura. Hruschka in quell’anno lasciò Dolo e si trasferì a Venezia, dove anche ebbe una casa, palazzo Brandolin-Rota, che sua moglie prese come dote, Ancora nei primi anni a Venezia Hruschka ebbe alcuni sciami. Il resto lo regalò. Da Venezia andava ogni tanto a Dolo ma era come avesse perso tutto l’interesse per le api. ,,Non frequentava ormai i congressi degli apicoltori e non mandava articoli nelle riviste specializzate. La fortuna, che lo aveva accompagnato, lo abbandonò”

Nel palazzo Brandolin-Rota a Venezia Hruschka allestì un albergo che diede in affitto. Il che fu probabilmente causa della sua fine tragica. Per gli affittuari spregiudicati e forse anche per una posizione un po’ meno favorevole Hruschka fu portato al fallimento dal quale non si riprese mai più. Per salvare la sua impresa, vende nel 1880 la sua masseria a Dolo, impegna anche una parte della sua pensione; ma tutti questi sacrifici furono vani. La casa di Hruschka fu venduta nell’asta, Hruschka si trasferì in affitto nel Palazzo Rizzi dove morì. Per la miseria vendette tutto ciò che aveva, persino la medaglia d’oro che ricevette dal secondo congresso degli apicoltori italiani a Firenze per l’invenzione dello smielatore centrifugo.

“Giunsero le giornate tristi della vecchiaia, delusione, preoccupazioni pesanti, quotidiana e incessante lotta per tirare a campare, che furono moderati solo dall’amore dei suoi cari, fino a quando la morte finì la sua vita dedicata al lavoro.” Hruschka divenne un solitario taciturno; negli ultimi sei anni non usciva dalla casa e non lasciava andare da nessuna parte i suoi figli. Morì il 8 maggio 1888 in prima mattinata nel suo appartamento nel palazzo Rizzi a Venezia. Causa della morte fu un'angina pectoris. Il funerale di Hruschka fu accompagnato dalla banda militare e si svolse il 11 maggio 1888 partecipato da tanti concittadini e autorità sia militari che civili. La sua tomba non fu segnata con nessuna scritta né lapide; dopo dieci anni fu cancellata e le ossa di Hruschka furono depositate nella fossa comune.

Così è spesso il destino dei grandi inventori...

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