Modello di smelatore - Franz Hruschka l'ha usato per dimostrare la forza centrifuga sul favo disopercolato, al 14°incontro degli apicoltori tedeschi. L'originale è di proprietà di ZÚVM
LA STORIA DELL’INVENZIONE DI HRUSCHKA

Nella seconda metà del suo servizio militare, Hruschka era dunque ufficiale della Marina e stette per qualche tempo a Pola e poi a Venezia. Essendo un’ufficiale non poté dedicarsi all’apicoltura; fra altro Venezia non fu probabilmente il posto ideale per le api sebbene vi abbia allevato in seguito, negli anni settanta, alcuni sciami. Risulta dunque molto verosimile che si sia dedicato all’apicoltura in una misura maggiore solo a Legnano. Sua figlia Maria si ricorda che avevano le api già a Legnano. Hruschka stesso racconta che già nel 1863 e nel 1864 teneva corsi teorico-pratici di apicoltura presso i suoi alveari a Legnano. Il Comitato Agrario di Legnano ricorda ancora dopo anni i meriti di Hruschka per il progresso dell’apicoltura a Legnano e aree limitrofe. Nella lettera al giornale apistico di Eichstätt datato il 28 ottobre 1867 Hruschka scrisse: “In dodici anni conobbi un annata così solo una volta...” Questa frase indicherebbe l’anno 1856 come quello dell’inizio della sua apicoltura. Nel momento dell’invenzione, Hruschka si dedicava all'apicoltura già da dieci anni. A giudicare dal dépliant datato 1870 della fabbrica di Hruschka, in cui pubblicizza api regine capaci di produrre “posteriori di eccelsa bellezza e mitezza, frutto della selezione dalle miglior razze allevate da dodici anni”, iniziò a fare esperimenti con l’allevamento selettivo intorno all’anno 1858 . Dai suoi lavori successivi sappiamo che si documentava diligentemente; egli stesso racconta infatti di essere abbonato ad almeno 12 o 14 riviste apistiche. Da tutto ciò si evince che al tempo dell’invenzione Hruschka non fu quel principiante per il quale fu spesso trattato. La sua attività pubblica fino a quel momento fu però limitata solo al suo entourage più vicino. Non c’è dunque da meravigliarsi se il nostro “Včelař” (la rivista apistica più importante della Repubblica Ceca) del 1868 scrive di Hruschka come di ,,un collega finora sconosciuto al mondo dell'apicoltura”.

PRIMA DEL CONVEGNO A BRNO

Non si può sapere con esattezza, quando esattamente Hruschka concepì l’idea dello smielatore centrifugo. Nel suo articolo pubblicato nel giornale apistico di Eichstätt dell'1 luglio 1865 si può però capire che ancora il 15 ottobre 1864 ritagliava i favi (in tedesco gezeidelt). Per la raccolta del 1865 consiglia ai lettori di estrarre il miele dai favi tagliando via le celle fino al foglio di base. Scrive letteralmente: ,,Questi favi si possono tagliare con facilità perché sono solo di 9” (pollici cioè 24 cm) lunghi e 6” (cioè 16 cm) spessi. Li appendo dunque su una specie di cavalletto accessibile da tutti i lati e taglio le celle, piene di miele, fino alla base del foglio cereo, il quale si danneggia solo raramente. Utilizzo un coltello con una lama curva a mo' di cazzuola. Le parti tagliate cadono su una rete di crine dalla quale il miele sgocciola nel contenitore sottostante. Dunque, nella lettera scritta circa a maggio o a giugno del 1865, Hruschka consiglia ancora questo metodo per estrarre il miele dai favi, mentre già a settembre dello stesso anno pubblica la sua invenzione al congresso degli apicoltori a Brno. Siccome la ditta di Bollinger stava già lavorando sulla costruzione dello smielatore durante il congresso a Brno e dato che il viaggio da Venezia a Brno richiedeva con i trasporti di quei tempi certamente almeno alcuni giorni, si può dire con certezza che Hruschka ebbe l’intuizione del concetto di base dello smielatore circa a luglio o ad agosto 1865. Nella letteratura professionale possiamo leggere che Hruschka fu portato all’idea della centrifuga da un ragazzo al quale mise nel cestino un pezzettino di favo con miele. Il ragazzo, cercando di difendersi dalle api, girò col cestino attorno alla testa e quando arrivò a casa il favo fu vuoto. J. Dennler conferma in una lettera privata che questa versione fu nota già al congresso di Salzbrug. Credo però che questa interpretazione sia nata ex post e che basi il suo origine nel modello con il quale Hruschka dimostrò il principio dello smielatore.

Dal contributo di Hruschka al giornale apistico di Eichstätt si evince che Hruschka conoscesse, già prima della sua invenzione, i macchinari centrifughi che si stavano introducendo nei zuccherifici. Nell’articolo citato si scrive che in Italia vi sono ricche riserve di miele e la richiesta è praticamente inesistente. Per questo si stava occupando della questione se sarebbe stato possibile trasformare il miele in una sostanza solida, simile allo zucchero. Scrive letteralmente: “Mi permetto dunque di chiedere, in questo giornale di professionisti, se fossero mai stati fatti esperimenti con la trasformazione del miele in una sostanza solida simile allo zucchero. Negli zuccherifici stanno recentemente introducendo dei macchinari centrifughi per togliere dalla melassa le particelle gommose e per poter estrarne zucchero puro e bianco. Non si potrebbe utilizzare lo stesso meccanismo?”

A questa domanda Hruschka probabilmente non ottenne risposta. Si può dunque facilmente immaginare che Hruschka il quale talento per la meccanica fu annotato anche nella sua scheda di qualifica, semplicemente provò da solo ad addensare il miele nello zucchero e durante il processo scoprì lo smielatore. Di questa opinione è fra altro anche Ciesielski che persino critica Hruschka che prima, l'1 luglio, egli avesse scritto sui macchinari centrifughi nei zuccherifici e poi avesse presentato l’idea dello smielatore al congresso “come originale e scoperta con i propri esperimenti”. Ciesielski qui, è evidentemente ingiusto, nei confronti di Hruschka, egli non diceva di aver inventato i macchinari centrifughi. Il pensiero però, di utilizzare la forza centrifuga per l’estrazione del miele è senza dubbio di Hruschka.

IL CONVEGNO A BRNO

Hruschka apparve davanti al grande pubblico come l’inventore dello smielatore, per la prima volta, al 14° congresso itinerante degli apicoltori tedeschi e austriaci, che si tenne Brno dal 12 al 14 settembre 1865. Nell’elenco dei partecipanti del congresso fu iscritto come “Elder von, k.k. Platzmajor aus Legnano in Venetien”.

Hruschka espose l’idea di base della sua invenzione già alla vigilia del congresso stesso, il giorno dell'11 settembre ad un cerchia ristretto di apicoltori. La notizia si diffuse la sera stessa fra gli apicoltori presenti. Nell’ordine dell'giorno del dibattito, l’intervento di Hruschka, era però schedato solo al secondo giorno congressuale.

Poco dopo si alza il presidente del congresso, l’abate dell’Antico Monastero di Brno degli Agostiniani, Cyril Frantisek Napp, per annunciare che la presidenza del congresso aveva deliberato di chiedere al signor maggiore Hruschka di fare una dimostrazione pratica per gli apicoltori presenti. Sul palco sale il maggiore Hruschka che fu accolto con ampio clamore da tutti i presenti, e disse: “Signori, è per me un particolare onore e gioia poter annunciare dinanzi a questo egregio raduno una questione di cui ci siamo occupati da tanto tempo, e cioè il nuovo metodo per estrarre il miele dai favi senza danneggiarli. Tutta la faccenda, che assomiglia all’uovo di Colombo, si può esprimere in poche parole: dipende dall’utilizzo della forza centrifuga. Potete convincervi facilmente, ripetendo in piccolo l’esperimento che mi portò alla mia idea. Attaccate ad un pezzo di corda il coperchio della pipa sul quale avete messo un pezzo del favo dispercolato e fatelo girare, vedrete con quale facilità il miele si separa dal favo.

Su questo principio costruii il macchinario che mi diede dei risultati molto soddisfacenti e che garantisce, soprattutto con quantità di miele maggiori, particolari vantaggi sia per quanto riguarda la velocità dell’estrazione del miele che per quanto riguarda la sua qualità e fra altro riesce a lasciar spesso intatto il favo senza danneggiarlo.

Per poter brevemente descrivere il macchinario, immaginate un cilindro orizzontale col meccanismo di una semplice ruota idraulica. Sull’orlo della ruota vi sono otto colonne attorno alle quali è intelaiata una rete di ferro che crea in questo modo un ottagono perfettamente regolare. Se mettiamo i favi dispercolati con gli stecchi sporgenti oltre le colonne in modo che restino sul lato interno della rete e se girate il disco con una velocità tale da fare minimo 6 giri al secondo, i favi saranno completamente vuoti dopo un minuto o due. Il miele aderisce ai lati del cilindro ed esce attraverso due fori, nel contenitore che posizioniamo sotto il macchinario.

Un solo operaio riesce ad estrarre, grazie a questo macchinario, 8-12 quintali di favi dispercolati, le celle si puliscono con la forza centrifuga così perfettamente che rimangono completamente asciutte. Il miele, estratto in questo modo, è più pulito del miele estratto in altri modi. Non è contaminato dai granelli di polline e nemmeno da altri oggetti estranei e acquisisce dunque una maggiore conservabilità. La condizione più importante è la temperatura di almeno 20° R perché con temperature più basse il miele è troppo sodo e il favo, sopratutto quello vergine, troppo fragile.

Ho qui un macchinario più piccolo che ha però poca importanza per la prassi ed che ho portato solo per dimostrare l’idea di base, se questo convegno lo desidera.”

Acconsentendo al desiderio comune di tutti i partecipanti, il maggiore Hruschka mette un pezzo di favo dispercolato nel macchinario, alquanto simile ad un imbuto, chiuso sul lato basso con un tappo, appeso su tre fili; mette il macchinario in rotazione e dopo alcuni minuti, gli apicoltori presenti assistettero alla lieta vista del miele puro che scendeva attraverso l’imbuto nel contenitore di vetro. Le celle erano completamente vuote e il favo intatto.

L’esultanza di tutto il raduno fu indescrivibile; l’inventore fu ricoperto di elogi. Quando la gioiosa eccitazione si calmò un po’, continuò: “ Ho da aggiungere solo alcune parole a quello che già dissi. Il macchinario grande con il quale si possono estrarre 8-10 quintali al giorno, può essere utilizzato anche da un apicoltore piccolo, ma non gli sarà molto adatto. Secondo l’idea di base però la capacità produttiva può essere anche abbassata; ho utilizzato uno dei macchinari più piccoli per uno o per quattro favi, con l’albero verticale oppure orizzontale e con diverso arredo tecnico, con il medesimo risultato del quale riferirò il prima possibile nella vostra rivista.”

Un risultato straordinariamente positivo di un esperimento semplicissimo, il quale il maggiore Hruschka eseguì davanti agli occhi di tutti i partecipanti del convegno e che ogni apicoltore può ripetere, suscitò entusiasmo generale. Tutto il raduno fu come elettrizzato e applaudiva entusiasta.

Dopo di che prese la parola il presidente Napp: “Signori, il problema, del quale la soluzione stavamo cercando invano per molto tempo, è stato felicemente risolto. L’invenzione ha un profondo impatto per la prassi apistica; la clamorosa scoperta del nostro grande maestro Dzierzon - l’apicoltura razionale - diventa, con l’invenzione del signor Hruschka, ancora più preziosa e importante. Parlerei certamente dal profondo dell’anima di tutti qui presenti, se esprimessi al signor Hruschka un sincerissimo ringraziamento a nome di tutto il consesso, per questa preziosa invenzione, da lui mostrata a noi e di conseguenza al tutto il mondo apistico, in maniera del tutto amichevole e disinteressata.

Il presidente abbracciò il coraggioso figlio di Marte, dal petto decorato con molti insegne, che riuscì a combattere con tanto vigore vittoriosamente sul campo dell’apicoltura. E tutto il raduno all’unisono gridò “bravo” e il triplice ed entusiasta “evviva”.

LO SMIELATORE DI HRUSCHKA

Come si può leggere nel resoconto del dibattito congressuale, Hruschka dimostrò l’azione della forza centrifuga sul favo dispercolato con uno strumento strano a forma di imbuto. Secondo una comunicazione privata del signor Josef Matzenauer Hruschka ebbe almeno tre macchinari simili di dimensioni diversi.

Uno di essi egli lo regalò alla sezione apistica del Consorzio Agrario della Moravia e della Slesia, come comprova il resoconto annuale per l’anno 1865: “6° dal signore Franz Hruschka I.R. Il maggiore locale di Legnano (sic!) di Venezia, macchinario in forma di imbuto con il quale avrebbe dovuto dimostrare lo svuotamento dei favi secondo la legge di forza centrifuga, durante il 14° raduno degli apicoltori tedeschi. Nell’inventario fu lo stesso anno questo macchinario per “l’estrazione del miele dai favi, senza danneggiare essi (sic!) periziato a 1 fiorino e 50kr. Questo modello storico con il quale Hruschka effettuò la dimostrazione dell’estrazione del miele al memorabile congresso di Brno, è oggi esposto nel museo della centrale delle Associazione degli Apicoltori di Brno e fu recentemente descritto da Msgr. Adamec “nell’Ape di Moravia”. Sull’identità del modello non vi è alcun dubbio, perché l’odierna centrale è diretto successore della sezione apistica del Consorzio Agrario della Moravia e della Slesia di allora.

Modello di smelatore - al 14°incontro degli apicoltori tedeschi, Franz Hruschka l'ha usato per dimostrare la forza centrifuga sul favo. L'originale è di proprietà di ZÚVM

Due modelli molto simili sono esposti al museo dell’apicoltura a Vienna. Secondo la notifica del signor Josef Matzenauer il primo nominato provenne dal precedente Museo del Consorzio Apistico Imperiale di Vienna, il secondo poi dalla proprietà del signor A.Gatter il quale lo ereditò da suo padre e lo regalò al museo. Purtroppo, durante l’incendio il 18 settembre 1937 furono distrutti entrambi, assieme ad altri artefatti insostituibili e di un altissimo valore.

Tutti i due modelli Viennesi hanno forma di un imbuto quadrilatero. Al prisma basso con la base quadrata fu attaccata una piramide di quattro lati con un tubo sulla punta curvo di 90° e chiuso con un tappo. Nella parte prismatica del modello più piccolo la misura del lato della base è di 21.5 cm, l’altezza dello prisma è di 7 cm. La parte piramidale è 13 cm alta e i suoi lati sono 19 cm lunghi. Il modello più grande ha i lati della base 31.5 cm lunghi e il prisma è 7 cm alto. La piramide del modello è 10 cm alta e i fianchi sono 20 cm lunghi. Nel centro della parte prismatica di entrambi i modelli è istallata una fitta rete di ferro sulla quale si posa il favo dispercolato. Entrambi i modelli sono muniti di una maniglia metallica forte con un occhietto in centro. Passando attraverso l’occhietto una corda e facendo girare il macchinario, si estrae il miele dai favi e scende nella parte piramidale dal quale può essere rilasciato attraverso un tubicino.

Gli smelatori a mano i quali sono tenuti al museo apistico a Vienna. Foto J.Stummvoll

Qui possiamo ricordare che Hruschka fabbricava questo tipo di smielatori ancora prima del convegno a Brno. Nel 1968 li esponeva, per esempio, alla mostra di Milano.

Gli smelatori a mano i quali sono tenuti al museo apistico a Vienna. Foto J.Stummvoll

Anche Gaetano Barbo pubblicò la descrizione ed il disegno della centrifuga manuale. Dai modelli di Vienna lo “smielatore a mano” si distingue solo col fatto che la base del prisma non è quadrata ma a forma di un quadrangolo di 31 per 23 cm. Il prisma è 6 cm alto ed è munito di un tappo perfettamente aderente.

Misure di uno smelatore viennese più piccolo. Secondo J. Matzenauer
Misure di uno smelatore viennese più robusto. Secondo J. Matzenauer
Gaetano Barbo

Lo smielatore di Hruschka non era ancora pronto nel momento del congresso. Per questo Hruschka portò al convegno solo i disegni secondo i quali la ditta Bollinger a Vienna lavorava sulla costruzione del macchinario. I disegni originali di Hruschka furono pubblicati nel primo numero del giornale apistico di Eichstätt nel 1866 (fig. 5 e 6) e in questo modo si preservarono. Il macchinario era, come si vede dai disegni, costruito su un massiccio tavolo alto tre piedi (95 cm). La parte principale del macchinario era un disco orizzontale del quale il diametro fu dettato sia dal numero dei favi che dovevano essere svuotati contemporaneamente, che dalla lunghezza delle cornici. Lo smielatore originale era costruito per otto favi e per le cornici di 12 pollici (32 cm) lunghe. Sul perimetro del disco erano posizionate 8 colonne quadrate di legno la cui altezza si regolamentava in base all’altezza dei favi. Ai lati esterni delle colonne aderiva una rete ferrea con occhietti da 1/8 pollici (3 mm), la quale formava un ottagono regolare. L’intero macchinario era ricoperto con un rivestimento in metallo. Le parti alte delle colonne erano collegate con dei fili spessi ad un albero girevole. Sotto il perimetro del disco sul lato superiore del tavolo era collegato un contenitore in forma anulare nel quale defluiva il miele, che rimaneva attaccato sulle pareti del rivestimento metallico. Il rivestimento e anche il contenitore anulare erano divisi in due metà. Ognuna aveva uno scarico separato attraverso un apposita scanalatura.

Smelatore di Hruschka dall'alto. Secondo Eichst. Bztg. 1866
Smelatore di Hruschka dal lato. Secondo Eichst. Bztg. 1866

Il disco girava su un albero verticale. Il cavicchio alto d’acciaio dell’albero era attaccato ad una cornice ferrea che abbracciava l’intera struttura del macchinario ed il cavicchio basso poi in un pannello ferreo integrato nella superficie del tavolo. Nella parte bassa dell’albero era attaccata una ruota dentata di tipo conico. Sotto la superficie del tavolo era istallato un albero orizzontale il quale aveva su un lato una maniglia e sull’altro poi un ingranaggio conico e verticale che aderiva al disco orizzontale dell’albero verticale e lo metteva in moto. Il cambio del macchinario originale era 1:3. Con una leva speciale poteva essere staccato l’albero verticale così che l’ingranaggio non aderisse al disco dell’albero verticale e il macchinario potesse girare con propria inerzia. Questa posizione è segnata nell'immagine 16 con la linea tratteggiata. Fra il macchinario stesso e la leva fu installata una parete di protezione perché la persona che maneggiava lo smielatore non fosse schizzata dal miele.

La stabilità del macchinario era aumentata dai pesi collocati sulla superficie del tavolo. L’intero macchinario era 6 piedi e 4 pollici (2 m) lungo,4 piedi e 5 pollici (1.4 m) largo e 4-5 piedi (1.26 - 1.58 m) alto. Era molto pesante e difficilmente trasportabile.

DOPO IL CONVEGNO A BRNO

Dopo il convegno a Brno Hruschka mantiene la sua promessa; parte da Brno a Praga alla ditta Bollinger che stava lavorando sulla costruzione dello smielatore secondo i disegni esposti al convegno.

Da Vienna manda il 24 settembre una comunicazione al giornale apistico di Eichstätt che fu pubblicata già nel numero 19/20 in stampa il giorno 15 ottobre 1865. Questa è la prima notizia in assoluto sullo smielatore nella stampa. La traduzione letterale della lettera di Hruschka è: “Annuncio. A tutti i miei cari amici ai quali promisi durante il 14° convegno itinerante a Brno che gli avrei fornito il mio smielatore, che esposi in effigie durante tale occasione, dettagliatamente elaborato, annuncio gentilmente che durante il mio soggiorno a Vienna la ditta S.Bollinger, I.R. Metalmeccanico Imperiale a Leopoldov, Franzensbrücken-straβe No. 13, in mia assenza ha fabbricato un macchinario simile per otto favi di qualsiasi misura perfettamente uguale al mio e da me anche testato. I signori apicoltori possono rivolgersi a pieno titolo alla suddetta ditta che si è impegnata a produrre i macchinari ed a venderli al prezzo di produzione, oppure possono rinnovare gli ordini precedentemente fatti. I prezzi sono stati calcolati dalla suddetta ditta come segue:

  • Per il macchinario grande per otto favi con capacità produttiva di 400-600 libbre di miele al giorno
  • con lo stativo di legno - 72 fiorini
  • senza stativo - 66 fiorini
  • Per il macchinario di dimensioni medie con la capacità produttiva di 80 - 100 libbre di miele al giorno - 45 fiorini
  • Per un macchinario piccolo per i pezzi di favi con il lato di 5 pollici - 12 fiorini“

Sembra però che Hruschka da Vienna non tornò affatto a Legnano, poiché già il 20 ottobre 1865 fu di nuovo a Brno, per poter riesaminare la sua invenzione davanti ad una commissione. A Brno però, cadde il primo goccia di veleno nel calice di dolciume: la prova davanti alla commissione non riuscì, l’esperimento fallì.

Il testo sul riesame dello smielatore da parte della commissione, registrato da Živansky, dice:

“15° Il collaudo del macchinario per lo svuotamento (!) del miele inventato dal signore qui presente, il maggiore Hruschka.

Del macchinario per lo svuotamento (!) del miele inventato dal maggiore Hruschka ed esposto il 20 ottobre nella sala conferenze del museo, il presidente disse quanto segue: L’invenzione questa è di un’altissima importanza:

A) Per l’apicoltore sarà possibile svuotare a freddo i favi precedentemente riempiti e di nuovo riutilizzarli nell’arnia; finora questo non fu possibile, poiché durante lo scioglimento del miele col calore, si scioglievano anche i favi stessi. E quanto è importante avere i favi vuoti pronti, è generalmente noto.

B) sarà possibile ottenere il miele senza l’aggiunta della cera con l’aroma invariato. Finora il miele che aveva l’aroma di tiglio, di acero, di acciaia e di sulla ecc. poteva vendersi solo mentre era ancora nei favi, perché surriscaldandolo, questo aroma spariva e il miele fu uguale per tutti i fiori, senza aroma particolare. Anche la medicina tradizionale guadagna con questo strumento, poiché potrà somministrare le sostanze curative di tiglio, di acacia (!) ecc. al malato anche sotto forma di miele.

C) Anche chi è solito maneggiare gli sciami (sic!) e chi per la raccolta uccide le api, sceglierà più volentieri questo strumento perché il miele mantenga il suo aroma originale e anche perché è più facile da monetizzare in questo modo sebbene non gliene importi di mantenere i favi per il riutilizzo. Non farà dunque sgocciolare invano i favi dispercolati e non, con i favi con la covata messi tutti assieme e tutto gli riesce meglio. Il compratore avrà dunque più fiducia nel miele da questi apicoltori e potrà utilizzarlo anche come mangime per le api senza dover temere il marciume.

Tuttavia tale macchinario, così come visto il 20 ottobre ed in base agli esperimenti fatti dallo stesso inventore, non incontra la nostra esortazione a comprarlo. In quanto esso è troppo grande, ingombrante e dunque costoso. I 72 fiorini non li intendono pagare facilmente nemmeno gli apicoltori più grandi. Nonché lo stativo deve essere solido e pesante e dunque come assieme si può difficilmente spostare da un posto all’altro. L’apicoltura rimarrà per sempre un diletto delle persone meno abbienti e questi sono in cerca dei macchinari economici e mobili.

Fra l'altro il macchinario ha svuotato 4 favi inseriti in sequenza, di età diversa, in un modo molto imperfetto, i favi li ha danneggiati, non erano dunque di nuovo utilizzabili. Durante l’esperimento era chiaro che era stato fatto per la prima volta, perché se ce ne fosse stati dei precedenti, su questo macchinario sarebbero certamente state fatte delle modifiche migliorative. Nonostante ciò l’idea in base alla quale è costruito il macchinario e le leggi della meccanica su cui si basa, promette, che con qualche modifica sarebbe probabilmente possibile adattarlo per poter rispondere a tutte le esigenze in un modo più soddisfacente.

Comunque bisogna perdonare lo zelo dell’inventore che ha presentato un po’ precocemente un’invenzione ancora imperfetta. Che i signori non cessino nel loro zelo e non guardino soldi e tempo dedicati agli esperimenti e alle modifiche e non vi è alcun dubbio che riporteranno un’opera grandiosa e gioveranno all’apicoltura tanto quanto l’immortale Dzierzon.

Quando il macchinario sarà migliorato e vendibile, sarà anche necessario pubblicare un manuale d’uso perché si sappia se i favi vanno messi non appena tirati fuori dall’arnia e quale dovrebbe essere la temperatura; poi anche come trattare i favi nuovi e quelli vecchi ecc. Non appena questo sarà fatto, la presidenza non mancherà di annunciarlo a tutti i membri dell’associazione.“

Deluso dall’esperimento fallito, Hruschka torna probabilmente direttamente a casa a Legnano, dove però lo aspettano nuove preoccupazioni, perché nel frattempo fu mandato in pensione.

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